È ufficiale: Doechii è arrivata. E non in punta di piedi, ma con un impatto che fa tremare le fondamenta dell’hip-hop. La rapper, cantante e forza creativa nata a Tampa ha appena conquistato un Grammy per il Miglior Album Rap con Alligator Bites Never Heal, un progetto tanto tagliente quanto il suo titolo suggerisce. Ma questo traguardo? È il risultato di anni di lavoro, lotta ed evoluzione.
Dalle paludi alle grandi leghe
Nata come Jaylah Ji’mya Hickmon nel 1998, Doechii è cresciuta nelle umide terre selvagge della Florida, uno stato che ha la tendenza a produrre artisti tanto imprevedibili quanto il suo clima. La sua connessione con la musica è profonda – suo padre e suo zio erano rapper, e la sua infanzia è stata segnata dal ritmo, dalla danza e dalla recitazione.
Ma Doechii non era solo una bambina con un microfono: era una ballerina, attrice, ginnasta e cheerleader, un’artista completa in ogni senso. Ha studiato alla Howard W. Blake High School, una scuola di arti performative, affinando le competenze che l’avrebbero poi resa una figura di spicco nel mondo del rap.
Il boom virale e l’attenzione dell’industria
Come molte star emergenti, l’ascesa di Doechii è stata alimentata da TikTok. Il suo brano del 2020, “Yucky Blucky Fruitcake”, è diventato virale nel 2021, introducendo al mondo il suo ingegno tagliente, il suo stile eccentrico e il suo carisma innegabile. Ma quel momento non è stato un colpo di fortuna, è stato un segnale.
Le case discografiche hanno subito notato il suo talento. Nello stesso anno, ha collaborato a un album di Isaiah Rashad, si è esibita ai BET Awards e ha aperto i concerti di SZA. A marzo 2022, è diventata la prima rapper donna a firmare con Top Dawg Entertainment (TDE), la stessa etichetta che ha lanciato la carriera di Kendrick Lamar.
Alligator Bites & Industry Fights
Avanziamo fino ad agosto 2024, quando Doechii pubblica Alligator Bites Never Heal, un mixtape che non è solo un album, è una dichiarazione di guerra. Il titolo? Un omaggio agli alligatori della sua Florida natale, ma anche una metafora del suo istinto di sopravvivenza. Ha combattuto contro i suoi demoni – l’alcol, le pressioni dell’industria e i suoi stessi dubbi – ed è uscita più forte che mai.
Dal primo brano, si immerge a capofitto in vita, perdita e coraggio, senza filtri. In uno dei pezzi più forti, racconta un tradimento con una svolta inaspettata: il suo ex l’ha tradita con un uomo. Ma invece di affondare nel dolore, trasforma la vicenda in puro intrattenimento, interpretando persino la sua stessa terapeuta nella canzone.
Un altro brano la vede richiamare l’energia dell’hip-hop anni ‘90, con un flow frenetico che sembra un omaggio a Busta Rhymes, mentre Wait mette in mostra il suo lato più R&B, con una voce morbida e avvolgente che dimostra che Doechii non è solo una rapper, è un’artista camaleontica.
Forse il brano più discusso del mixtape è quello in cui parla apertamente della sua bisessualità, affrontando l’argomento con un flow letale e un ritornello irresistibile. In esso, si autoproclama “la Madonna dell’hip-hop”, e onestamente, il paragone calza a pennello.
L’arte del raccontare: le barre più audaci di Doechii
Se c’è una cosa che Alligator Bites Never Heal dimostra, è che Doechii è, prima di tutto, una narratrice. La sua capacità di raccontare storie non si limita a essere ascoltata, si sente sulla pelle.
In “Denial Is a River”, uno dei momenti più intensi dell’album, la canzone si sviluppa come una sessione di terapia in cui Doechii interpreta sia la paziente che la terapeuta. Passa da una prospettiva all’altra con disinvoltura, oscillando tra vulnerabilità e un’autosufficienza sfacciata. Il risultato? Un duello emotivo sotto forma di canzone, che dimostra che le sue lotte non la definiscono, ma l’hanno resa più forte.
Un altro highlight è “Deadweight”, un brano carico di sarcasmo e punchline affilate in cui sbatte la porta in faccia a chi non era presente quando aveva più bisogno. Non è una richiesta di attenzioni, è un promemoria: ha conquistato tutto questo da sola.
La versatilità è il suo superpotere
Mentre alcuni artisti trovano la loro comfort zone e ci restano, Doechii ama deviare all’improvviso, come se stesse correndo su una pista di Formula 1 senza freni.
- In Alligator Bites Never Heal, mescola rap, R&B e melodie pop con disinvoltura e coerenza.
- “Wait” la vede in modalità cantante R&B, con un ritornello vellutato prima di tornare a un flow affilato e preciso.
- “Teeth” sembra una banda da parata futuristica impazzita, con un beat aggressivo e un’interpretazione feroce.
Questa versatilità è ciò che rende Doechii così affascinante. Non si lascia intrappolare in un solo suono o in una sola identità. Può consegnarci una ballata introspettiva in un momento e, subito dopo, sputare rime con la ferocia di un fulmine che squarcia il cielo.
Il momento Grammy e cosa succede ora
Ed ecco arrivato il Grammy. Alligator Bites Never Heal ha vinto il premio come Miglior Album Rap, rendendo Doechii la terza donna nella storia a conquistare questo titolo. Ovviamente, come accade a tutte le ascese fulminee, non sono mancati i sussurri su un suo presunto favoritismo da parte dell’industria (le teorie sugli “industry plant” sono sempre dietro l’angolo). Ma la verità è questa:
Il talento non si può costruire artificialmente. E Doechii? Ne ha da vendere.